Nella mattinata di giovedì 14 marzo si è svolta la cerimonia di premiazione dei vincitori del concorso Parole e immagini per Gioconda Belli, presso la Sala Consiliare del Municipio di Pordenone alla presenza delle autorità e della scrittrice nicaraguense.
Quest’anno si sono aggiudicati il premio per la scrittura ex aequo Francesca Collaviti (4^G) con un testo creativo intitolato Abito il cielo, ipotetica continuazione del romanzo La donna abitata e Luca Taiariol (4^F) con una fine recensione del libro L’infinito nel palmo della mano dal titolo L’uomo, la donna, l’essere umano; per la sezione visiva ha vinto Kim Maddalena Nguyen (5^E), premiata anche in ben due edizioni precedenti, con un’immagine di copertina dal titolo Un passo dopo l’altro, ispirato al libro Nel paese delle donne. I lavori premiati sono visibili sul sito della scuola.
È seguito nel pomeriggio un vivace incontro, all’ex Convento di San Francesco, tra gli studenti che hanno partecipato al concorso legato a Dedica Festival e Gioconda Belli.
Alle domande degli studenti la scrittrice ha risposto con generosità, offrendo loro nuovi orizzonti di riflessione: ha sottolineato quanto sia importante “la parola” dei poeti, dei romanzieri, come testimonianza e denuncia, ma anche quanto sia necessaria la lotta per l’equità, per la libertà, per la giustizia sociale. Li ha invitati a combattere con forza per la salvaguardia del pianeta, battaglia che un tempo nemmeno si immaginava di dover sostenere. Ha sottolineato l’importanza della lotta per i diritti delle donne e ha spiegato la sua idea di femminismo, che coinvolge l’universo maschile affinché si combatta per vivere in un mondo più equo per tutti.
Luca Taiariol, L’UOMO, LA DONNA, L’ESSERE UMANO
Gioconda Belli in “L’infinito nel palmo della mano” ha voluto esplorare e riscrivere la storia del primo uomo e della prima donna, vedendola da una diversa prospettiva rispetto a quella narrata nella Bibbia e rivelandone aspetti mai considerati. Il gesto di Eva di mangiare il frutto proibito non è più un atto di disubbidienza nei confronti di Elohim, ma diventa esercizio della libertà concessa dal dio all’uomo. Eva compie un gesto di coraggio nei confronti dell’ignoto in quanto si sente libera di soddisfare la propria curiosità: vuole scoprire il perché della loro esistenza, vuole sapere cosa c’è oltre il Giardino, vuole comprendere il Bene e il Male, vuole conoscere tutto ciò che non conosce. Eva si vuole mettere nei panni del creatore, di cui è stata creata a immagine e somiglianza, per dare inizio alla storia di tutti gli uomini. La perfezione della vita nel Giardino diventa, allora, punto di partenza e di fine della vita, nella quale l’uomo e la donna intraprendono un viaggio alla scoperta del Bene e del Male, delle emozioni e delle passioni sia benevole che maligne.
In questo contesto la Belli fa emergere ancora di più i due caratteri differenti dell’uomo e della donna, infatti Eva, sempre pervasa dalla curiosità e dalla voglia di scoprire ed esplorare l’ignoto, presenta un temperamento emotivo ed empatico, quindi è capace di creare un particolare legame con la natura. Adamo invece è più razionale e utilitarista, talvolta è annoiato da tutti i quesiti che gli pone Eva, la quale tanto dovette insistere per fargli assaggiare il frutto proibito, e invece la accusa per le sofferenze che proprio a causa della sua curiosità sono costretti a provare. Di conseguenza egli si limita a provvedere alla loro sopravvivenza cercando di rendere minimi i mali provati. Tutto ciò è, in alcuni momenti, causa di contrasti tra loro, come quando discutono se sia giusto uccidere altri animali per nutrirsi. Da ciò nasce anche un problema etico riguardo che cosa siano veramente il Bene e il Male.
Gioconda Belli, nel rivisitare la storia di Adamo ed Eva, affronta il problema della sottomissione della donna nella società dando, attraverso Eva, l’immagine di una donna emancipata, capace di farsi valere allo stesso livello di Adamo che, per certi tratti, rispecchia l’atteggiamento dell’uomo odierno, il quale, spesso e volentieri, considerandosi superiore di diritto alla donna, tratta con superficialità i suoi pensieri e le sue iniziative. È evidente che le donne soffrano la subordinazione al genere maschile e, sebbene negli ultimi anni abbiano iniziato a lottare e a reclamare i loro diritti, la difficoltà nel raggiungere eguali possibilità in ambito sociale e lavorativo, anche nei paesi più avanzati, è determinata da pregiudizi che trovano profonde radici nella nostra cultura, la quale vede l’uomo ricoprire determinati ruoli mentre la donna altri, come l’educazione dei figli. D’altra parte, sebbene alcuni uomini riconoscano l’ingiustizia di tale condizione, solo pochissimi sono disposti a rinunciare alla posizione privilegiata in cui si trovano. La storia dimostra, però, che anche le donne, esattamente come gli uomini, sono capaci di dare il proprio contributo alla società, sia in positivo sia in negativo, perciò l’atteggiamento che si ha oggi nei loro confronti sarebbe comunque un ostacolo al progresso.
Secondo il mio parere, uomo e donna non sono da considerare uguali sotto tutti gli aspetti al di fuori di quelli giuridici, in quanto, probabilmente a causa dei diversi ruoli che hanno ricoperto prima nella famiglia e poi nella società lungo la storia umana, hanno sviluppato caratteristiche diverse, tramandate attraverso l’educazione. Ciò non significa che un genere debba prevalere, ma anzi entrambi necessitano dell’esistenza dell’altro per vivere, come riconosce Adamo nel romanzo, quando, durante le lunghe notti passate a riflettere, capisce l’essenzialità di Eva che lo protegge da sé stesso. Non ha senso dunque parteggiare per un sesso o per l’altro, ma sarebbe più opportuno guardare in modo oggettivo alle differenze che separano uomo e donna, in quanto essi possono completarsi a vicenda.
Ovviamente questo discorso potrebbe essere adatto alla società odierna dove vi è una distinzione tra carattere femminile e maschile. D’altro canto si potrebbe anche criticare il pregiudizio per cui alle donne debbano essere comuni determinate caratteristiche e agli uomini altre. Questa separazione deriva, probabilmente, dai diversi ruoli che essi hanno assunto nella storia per necessità e i quali si sono trasmessi, attraverso l’educazione e la cultura, fino ai giorni nostri. Al giorno d’oggi, però, in una società che dovrebbe essere libera da questi vincoli, diventa illegittimo mantenere viva questa distinzione che va a colpire ed emarginare coloro che non si riconoscono nei modelli ormai affermati. Non è detto che gli uomini debbano presentare caratteri “maschili”, mentre le donne caratteri “femminili”, come accade a Caino, figlio di Adamo e di Eva, che è più vicino alla madre, che ai comportamenti del padre. Il fatto che questa distinzione sia ancora presente è frutto, ancora una volta, del forte ruolo che la cultura ricopre nella nostra vita, ma ciò non la rende giustificata dalla natura e non rende legittima la discriminazione di coloro che non la rispettino. Come Adamo ed Eva in principio erano parte dello stesso corpo e, poi, nel mondo terreno sentono l’impulso erotico di tornare all’unione, la distinzione sociale tra uomo e donna è dovuta a cause culturali e artificiali, quindi l’unica identità in cui dovremmo identificarci è quella dell’essere umano.
Francesca Collaviti, ABITO IL CIELO
Spiccai il volo quando le cime dei vulcani di Faguas erano ormai abbracciate dalla tiepida luce dell’alba. Tremavo, non ero abituata a quella sensazione di libertà che ora mi pervade, facendomi sentire di nuovo viva, di nuovo a casa. Il mio piccolo cuore accelera sempre di più. I miei occhi divorano l’intenso azzurro del cielo, contenti di non trovare la fine di quell’infinito. Sto volando, proprio come nei miei sogni, solo che ora l’aria fredda mi sferza il corpo per davvero.
È una sensazione strana, devo ancora abituarmi a questa nuova pelle e alle rapide ali iridescenti che mi permettono di danzare e di essere libera. Sì, ora sono libera, sono me stessa. Mi sento rinata, felice. Sono un colibrì abitato da sangue di donna. Sono Lavinia.
Non so quanto tempo sia passato da quando sentii un improvviso tumulto nelle mie vene, un insolito coraggio, un impeto di ribellione che mi fece premere il grilletto di quell’ordigno metallico che sputa fuoco. Tutto sembra così confuso, i miei ricordi combattono tra di loro una folle guerra. Il volto del generale Vela mi appare sfocato, eppure il mio cuore sembra scoppiare, ripensando a quei pochi e lontani istanti. Quegli istanti che sembravano secoli. Secoli che ora si sgretolano man mano che avanzo veloce nel limpido cielo.Ora il sole è un fuoco vivido, le sue fiamme bruciano l’azzurro, trasformandolo in arancio. Quei colori intensi sembrano pervadermi, il mio sangue ribolle, la mia mente ricorda Felipe. La sua passione, il suo coraggio, la sua voglia di cambiare di mondo, il suo desiderio di ribellione sono un fuoco resistente alle furie del vento. Ora quel fuoco che anima i cuori dei guerrieri è anche una parte di me, la sua luce e la sua potenza non mi sono più nascoste.
Una forza segreta guida il mio volo, lascio che il mio spirito danzi nel vento della sera. La notte è ormai lacerata da mille punte luminose, quando mi poso sul ramo di un arancio. Avverto un palpito provenire dall’albero, sento la sua linfa scorrere attraverso il contorto disegno dei suoi rami, ne percepisco l’anima. Riconosco quella ruvida corteccia, quelle foglie verdi che celano i frutti profumati: sono a casa. La casa in cui i miei timori si sono mescolati a un nuovo coraggio, la casa in cui la vuota normalità è stata colmata da una nuova realtà, la solitudine sostituita dall’intensità dell’amore.
Percepisco un calore familiare, l’aria mi sta abbracciando con i suoi aliti leggeri. È lo spirito di mia zia Ines, colei che ha sempre alimentato i miei sogni di libertà. Lei è un arciere che non ha timore di scagliare la sua freccia. Io sono la sua freccia e ora mi scaglia lontano, mi lascia libera di seguire la mia traiettoria.
Mi libro in volo.